PARABOLE DELLA CARNE

Sala congressi della Pubblica Assistenza di Fivizzano (MS)
13 marzo - 3 aprile 1997



Per questo parlo in parabole a loro: perché vedendo non vedono, e udendo non odono e non comprendono. È un corpo in movimento, inarrestabile ma mortale, quello che si esprime in parabole, senza mai tradursi completamente, adeguatamente in esse: se seguiste le metafore, sareste diventati voi stessi delle metafore e quindi vi sareste liberati dell'affanno d'ogni giorno... Il corpo riesce a disfarsi del peso (e del pensiero di esso, che lo insegue già nell'etimo) soltanto in grazia di un rigore o di un otium quotidiani, che si traducano in ritmo e forma fluida del vivere, in gioco costante d'abbandono e attenzione nei confronti di occasioni gioiose, scaturite dal filtro di una passione, qua Mens ad majorem perfectionem transit. Hilaritas - secondo la definizione spinoziana - è l'altro nome di questa gioia, ignara di separazioni o gerarchie tra corpo e mente, tra etica degli affetti ed estetica delle percezioni. Hilaritas: piacere e sapere della simplicitas - secondo l'indicazione francescana - capace d'accogliere la caducità e il negativo, senza fughe o rimozioni. È l'azzurro del cielo presente anche nei momenti di sconforto, ai limiti estremi delle nostre stanchezze, quando siamo visitati da una nostalgia di silenzio e quiete, che sembra appartenere ad altro da noi. Per vedere e ascoltare, per sciogliere ciò che accade dalla morsa inerziale dell'ovvio, occorre un conversare tra Bildung (formazione, costruzione, pieno) ed Entbildung (disimmaginazione, controinformazione, vuoto). E questo mirabile conversare lo troviamo in maniera privilegiata nel tracciato metodico ed aleatorio di chi fa della propria persona un campo d'esperienza, sottomessa all'infanzia necessaria del desiderio e, al contempo, all'interrogazione inquieta ed ostinata, che fa del desiderio stesso problema.
Pontormo, Van Gogh, Bacon: tre artisti scelti per incarnare, sia in senso storico e circostanziato, sia come altissimo pretesto, la figura astratta dell'insubordinazione all'immagine inflazionata e la figura concreta del corpo, centro e vertigine delle pulsioni mimetiche; tre pittori raddoppiati in un'eco di scrittura: il cosiddetto "Diario" dello stesso Jacopo Carucci da Pontorme; "Van Gogh il suicidato della società" di Antonin Artaud; "Francis Bacon. Logica della sensazione" di Gilles Deleuze.
In realtà, nessuno ha determinato finora che cosa possa un corpo: beati i vostri occhi perché vedono, e le vostre orecchie perché ascoltano.


PROGRAMMA

Il seminario introduce alcuni dei motivi che saranno ripresi nella seconda edizione di Comunicare fa male (Fivizzano, agosto 1997) , manifestazione organizzata dal Gruppo Eliogabalo e dal Comune di Fivizzano, con la collaborazione e il patrocinio di Provincia di Massa Carrara e Regione Toscana. Parabole della carne si svolgerà dal 13 marzo al 3 aprile 1997, ogni giovedì sera alle ore 21.30, presso la Sala congressi della Pubblica Assistenza di Fivizzano. I quattro incontri, condotti da Federico Nobili e Paolo Spaziani, si articoleranno attorno ai seguenti temi:

Inutilità della cultura
parte prima: la questione dello stile (forma, ritmo, anarchia), principio della costruzione estetica; tempo ludico ed economia generale della dépense come strutture della creatività e della comunicazione; la differenza tra Entbildung e Iconoclastia; parte seconda: critica come opera d'arte; la figura del dandy, asceta nel deserto della società spettacolare; scrittura e riscrittura, ethos della distanza.

Pontormo - Pontormo
la "maniera moderna": fecondità e crisi del modello mimetico rinascimentale; l'esperienza del "Diario": il lavorio della solitudine ("come quello che non avendo fermezza nel cervello andava sempre nuove cose ghiribizzando") e la disciplina fisiologica dell'artista; malinconia della carne (l'identità confusa degli "uomini palla" nei disegni per il Giudizio Universale) e volo delle forme (lo "sgomento indefinito" nei corpi senza peso a Santa Felicita).

Van Gogh - Artaud
l'umiltà del disegno, la hybris del colore; l'artista è un medium percettivo; esasperazione (gioia panica ed autolesionismo), conditio prima della creatività liberata dai lacci dell'agire sociale (ateleologia dell'evento, ovvero: il suicidato della società); la superficie della pagina e della tela, anatomia viva del corpo (dinamiche del godimento e del dolore); "contineri minimo divinum est".

Bacon - Deleuze
"I've made images that intellect would never make" (il pensiero senza immagini e l'immagine idiota); derive della rappresentazione nel '900: figurativo, astratto, figurale; fotografia, cinema, pittura: il corpo assente; metamorfosi del dionisiaco e figure dell'ossessione: il ritratto; la carne macellata: pittura delle forze e delle sensazioni; "non ha l'ottimo artista alcun concetto": come cancellare un quadro.

torna in cima   torna in cima

da "Ferdydurke"
di Witold Gombrowicz

"L'arte, e su questo non ci sono dubbi, consiste nel perfezionare la forma. Voi però, ed ecco l'altro vostro errore madornale, siete convinti che l'arte consista solo nel creare opere formalmente perfette; riducete questo infinito e universale processo di creazione della forma alla sola produzione di sinfonie e poemi; e non avete mai saputo apprezzare a dovere, né tantomeno spiegare agli altri, quanto sia grande il ruolo della forma nella nostra vita. Neanche in psicologia siete riusciti ad assegnare alla forma il posto che le spettava. Continuate a pensare che a guidare la nostra condotta siano i sentimenti, gli istinti, le idee, mentre la forma, secondo voi, non è che un accessorio esterno, un puro e semplice ornamento. E quando una vedova segue la bara del marito singhiozzando come una vite tagliata, voi pensate che pianga per il dolore della sua dipartita. Quando un medico, un ingegnere o un avvocato massacrano la moglie, i figli o magari un amico, pensate che si siano lasciati trasportare dai loro istinti sanguinari. E quando un uomo politico fa un discorso sciocco, dite che è sciocco perché dice sciocchezze. Nella Realtà, invece, le cose stanno così: l'essere umano non si esprime mai in modo diretto e consono alla sua natura, ma sempre tramite una certa forma; la nostra forma, il nostro stile, il nostro modo di essere non sono mai del tutto nostri, ma ci vengono imposti dall'esterno; ed ecco perché un medesimo uomo può manifestarsi in modo stupido o intelligente, sanguinario o angelico, maturo o immaturo a seconda dello stile che gli capita e del condizionamento esercitato su di lui dagli altri. E come vermi e insetti girano dalla mattina alla sera in cerca di cibo, così noi corriamo sempre dietro alla forma, ci scanniamo a vicenda per questioni di modo di essere e stile personale; e girando in tram, mangiando, divertendoci, riposando o facendoci gli affari nostri, sempre e senza tregua inseguiamo la forma, ne godiamo, ne soffriamo, cerchiamo di conformarci a lei, ora violentandola e infrangendola, ora permettendo che sia lei a crearci. Amen. Ah, potenza della Forma! Per colpa sua periscono le nazioni. E' lei a suscitare le guerre. Lei ci fa nascere dentro qualcosa di non nostro. Se non afferrate questo concetto, non potrete mai capire la stupidità, il male, il delitto. Lei governa ogni nostro minimo riflesso. Lei sta alla base della vita collettiva. Per voi, invece, Forma e Stile sono ancora concetti puramente estetici: per voi lo stile è solo quello letterario, lo stile dei vostri racconti."



torna in cima   torna in cima